Collettivomensa L’immaginazione al dovere – Antipasto #1

24 Apr

Commensali, ce l’amm’ quasi fatta! Il nuovo numero del Collettivomensa è lìllì per essere sfornato dalle Segrete Stamperie del Valdarno. Si chiama ‘L’immaginazione al dovere’ e prevede un carico bello grasso da 120 portate, menù fisso da cerimonia alessandrina. Ai fornelli i migliori cuochi dello Stivale, accorsi a deliziarvi con le loro strambe pietanze provenienti dagli angoli più remoti dell’Impero culturale. Ma basta chiacchiere: ecco un po’ di antipasti atti a placare le vostre Ghiandole salivari.

Giorgio Vasta – Racconto di cani estivi in due frasi, una lunga e una breve

[…] lei gli diceva che lui non la rispetta, che non sa chi è, e io pensavo ma perché quando le coppie litigano c’è sempre questo orgoglio di dire tu non mi conosci, tu non sai chi sono io davvero, voglio dire, magari è anche vero, magari ha proprio ragione lei, ma, viene da dire, e allora?, che importanza ha?, è così necessario sapere con precisione chi è l’altra persona?, non sei mica il suo biografo, un notaio, un commissario di polizia, il suo medico curante, non devi assumerla per un posto delicatissimo, cos’è questa mania certificativa?, state semplicemente insieme, ovvero dentro una cosa che non è fondata sulla conoscenza (credo neanche sulla coscienza), quindi, via, tutta questa soddisfazione disperata nel dire tu non mi conosci è fuori luogo, lui dovrebbe risponderti sì, è vero, non ti conosco, appunto, posso darti un bacio?, ma soprattutto, dico io, quando litigate, tu Camilla (la mia vicina si chiama così, non è un cane ma ha due cani) e tu suo fidanzato a tratti convivente che non so come ti chiami, chiudete almeno la finestra, considerato che i due cani, un maschio e una femmina, sentono i volumi delle voci che si alterano, si eccitano e si mettono ad abbaiare e allora voi parlate ancora più forte sugli abbai e i cani pensano sia un gioco o una sfida e abbaiano ancora ancora più forte e voi non capite più niente, vi fronteggiate (vedo le vostre ombre) urlando di tutto, anche cose cattive e molto cattive e molto molto molto cattive, i cani sono al delirio, saltano da uno all’altra di voi, si grattano furibondi con le zampe posteriori a mulinello sulla cima della testa e contro gli occhi (colpi di rabbia, ferocissimi, ostinati, il nervosismo è una pulce psicotica che ci cammina contropelo) […]

Davide Reviati

 

Iacopo Barison – La resistenza

Esco di casa perché lei mi irrita – lei, la mia casa – e quindi starò un po’ in giro, così, giusto per sgranchirmi, scordare le cianfrusaglie matrimoniali, tutti quei mobili, la roba che sta sui mobili, e poi la casa – lei, la nostra casa –, quel grande spazio vuoto e pieno di roba, comprato da noi medesimi quando stavamo ancora bene.
Noi medesimi che siamo io e mia moglie.
Io, Gianfranco, un professore rapido a capir le cose, i cinepanettoni, quei film lì.
Lei, Loredana, una volta la amavo, ma adesso non lo so.
Gianfranco, Loredana, voi litigate troppo spesso.
Il terapista ci dice sempre questa cosa, tutte le volte, e io gli dico sempre che si sbaglia, non è vero, litighiamo una volta al mese, solo che mia moglie scoppia in lacrime – odia le bugie – e allora io torno a stare zitto, accigliato, col terapista che mi guarda e sorride, soddisfatto, molto soddisfatto.
Adesso, comunque, noi medesimi abbiamo litigato.
I nostri tubi, la nostra rete fognaria, un roditore ha deciso di entrarci, senza chiedere niente, quindi ora è tutto suo, i tubi, la rete fognaria, e noi non sappiamo più come comportarci; lui gira, sentiamo il rumore, le zampe, insomma, ci irritiamo e litighiamo. Ma un giorno se ne andrà, smetterà di respirare, e questo non lo dico soltanto io, lo dice anche l’idraulico, un omaccione che d’aritmetica se ne intende – tu gli chiedi, Giovanni, un topo che si è rinchiuso nelle tubature, secondo te, quanto ci mette a morire?, e lui ti risponde, Gianfranco, vedrai che muore presto, è una questione matematica.
Prima, Loredana mi ha chiesto quando moriva il topo.
Io le ho risposto, vedrai che muore presto, è una questione matematica.
E lei ha cominciato a gridare, ad insultarmi.

Simone Pontieri

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